«Abramo vide il mio giorno, e se ne rallegrò»di Sant’Ireneo di Lione |
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Gv 8, 51-59 Contro le eresie, 4, 5-7 ; SC 100
«Abramo vide il mio giorno, e se ne rallegrò» Di Sant’Ireneo di Lione Poiché Abramo era profeta, vedeva nello Spirito il giorno della venuta del Signore e il disegno della sua Passione, per mezzo della quale lui stesso e tutti coloro che crederebbero in Dio verrebbero salvati. E trasalì di una grande gioia (Gn 17, 17). Abramo quindi conosceva il Signore, poiché desiderò vedere il suo giorno… desiderò vedere quel giorno per poter anche lui abbracciare Cristo, e avendolo visto in modo profetico, esultò. Perciò Simeone, essendo della sua posterità, compieva la gioia del patriarca dicendo: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola ; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli» (Lc 2, 29)… e Elisabetta disse [secondo alcuni manoscritti] : « L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore». L’esultanza di Abramo scendeva, in tal modo, su coloro che vegliavano, che vedevano Cristo e credevano in lui. E, da questi suoi figli, questa esultanza risaliva fino ad Abramo… A buon diritto dunque il Signore gli rendeva testimonianza dicendo: «Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno: lo vide e se ne rallegrò». E non disse questo soltanto riguardo ad Abramo, ma a tutti coloro che, dal principio, acquistarono la conoscenza di Dio e profetizzarono la venuta di Cristo. Infatti ricevettero questa rivelazione dal Figlio stesso, quel Figlio che in questi ultimi tempi si è fatto visibile e palpabile e si è intrattenuto con gli uomini per far sorgere da pietre, figli di Abramo (Mt 3, 9) e rendere la sua posterità numerosa come le stelle del cielo.
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