Il Sabato di Lazzaro è una celebrazione molto antica, traendo le sue origini dall'antica liturgia di Gerusalemme. Egeria ne parla nel capitolo 39 dei suoi "Viaggi", specificando che tutti in quel giorno andavano al Lazarium [1]. Come nota Marval: Il significato di "Sabato di Lazzaro" che è inizialmente una particolarità della liturgia di Gerusalemme (prima di essere adottata nella liturgia delle altre chiese), non è la commemorazione della risurrezione di Lazzaro, ma dell'arrivo di Cristo a Betania "sei giorni prima della Pasqua (Giov. 12,1). Serve come promemoria, come annuncio della Festa di Pasqua. Al ricordo di questo primo evento, come può essere visto attraverso la lettura di Giov. 11 nella Chiesa, è stato aggiunto l'incontrò di Gesù con la sorella di Lazzaro, " cinquecento passi dalla tomba di quest'ultimo". Così anche nel Lezionario Armeno (V sec.) la lettura del Vangelo non riporta la storia della risurrezione di Lazzaro (Giov. 11.1 - 46), ma annuncia la chiusura della Pasqua: "Era vicina la Pasqua dei Giudei..." (Giov. 11.55 - 12.11) [2]. Infatto Renoux nota che " contrariamente agli antichi Evangelia Bizantini, non è la risurrezione di Lazzaro [...] ma l'arrivo di Gesù a Betania ed il suo incontro con Marta che forma il contenuto della pericope. A differenza di Marval che crede che il "questo Sabato di Lazzaro è originariamente una particolarità della liturgia di Gerusalemme prima di essere adottato nelle altre chiese". Talley considera il "Sabato di Lazzaro" una importazione Constantinopolitana a Gerusalemme conseguenza del programma del palazzo imperiale e dell'arrivo di numerosi pellegrini [3]. Nondimeno, una cosa è chiara: mentre la sosta al Lazarium e le letture precedenti il Vangelo ci offrono la risurrezione di Lazzaro come uno sfondo, in primo piano vi è il racconto del Vangelo che annuncia l'avvicinarsi della Pasqua, attraverso la descrizione del viaggio di Gesù a Betania, "sei giorni prima della Pasqua". Questo sabato senza dubbio era a Gerusalemme un annuncio della Festa della Pasqua. Note: 1) Egérie, Journal de voyage 29, 5 (SC 296, pp. 268-70) 2) Renoux, II, 255. 3) T. Talley, Les Origins de l'année liturgique (Paris 1990), 195, 200. |