LA GENESI COMMENTATA DAI SANTI PADRI DELLA CHIESA (CAPITOLO XLIX) Elaborato scritto per il corso
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CAPITOLO 49 Giacobbe chiama i suoi figli (49, 1-21) Il beato Teodoreto scrive che “le ultime parole del patriarca non sono maledizioni e né benedizioni, ma predizioni”[1]. Ruben venne rimproverato per la sua testardaggine, l'insolenza e la profanazione del letto paterno. Giacobbe quindi previde che i suoi discendenti sarebbero stati pochi in numero[2]. Simone e Levi, immagine di Satana e della morte[3] furono dispersi da Dio tra le altre tribù del popolo di Israele[4]. Giuda nella sua prole ricevette sia il diritto di nascita che l'indipendenza e la sua tribù divenne più regale e più potente delle altre tribù[5]. "La benedizione data a Giuda è misteriosa: prefigurava tutto ciò che riguarda Cristo”[6]. In Zabulon sant'Ippolito vede i popoli pagani i quali, abitando presso litorale ed essendo “tormentati, come nel mare, dalla tempesta delle tentazioni” cercano rifugio nei porti, cioè nelle Chiese[7]. Issacar, un uomo forte, che riposa fra le eredità, ritrae Colui che riporta alla vita coloro che trasgrediscono ma portano il pentimento[8]. Dan, facendo progressi morali[9], diventò il giudice di tutte le nazioni mettendo alla prova coloro che annunciavano la via di verità e di salvezza[10]. Il patriarca predisse a Gad gli intrighi e le invasioni, cioè le tentazioni, ma anche la sua futura vittoria[11]. Ad Aser, il quale rappresenta la Chiesa che dà la remissione dei peccati e la guarigione a tutti, Giacobbe promise una straordinaria fertilità del suolo, un'abbondanza di pane e spezie, che saranno utilizzate per la tavola reale[12]. Neftali diventò un popolo “chiamato alla libertà per mezzo della fede”[13] e “diffuso per tutto il mondo, che riveste il giogo di Cristo[14].
La benedizione di Giuseppe e di Beniamino (49, 22-27) “Giuseppe divenne un muro di abbondanza per i suoi fratelli nel tempo della carestia”[15]. Egli fu destinato a diventare più grande come Cristo, “la cui grazia aumenta sempre e la cui gloria non ha fine nel suo procedere”[16]. Parlando delle mammelle Giacobbe sottintese i due Testamenti, “con l’uno dei quali fu preannunciato, con l’altro mostrato” Cristo[17]. L'utero del padre e della madre ha un senso cristologico poiché il Logos fu generato sia secondo lo spirito sia secondo la carne[18]. La predizione su Beniamino si adempì anche su san Paolo, perché, inseguendo la Chiesa e attaccando come un lupo coloro che amano Cristo, in brevissimo tempo egli diventò il pastore[19]. [1] Beato Teodoreto di Cirro, Questioni sull'Ottateuco 112 [2] Ibid. [3] Sant'Efrem il Siro, Commento sulla Genesi 43, 3 [4] Rufino, Le benedizioni dei patriarchi 2, 7 [5] Cfr. Beato Teodoreto di Cirro, Questioni sull'Ottateuco 112 [6] San Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Genesi 67, 2 [7] Sant'Ippolito, Le benedizioni di Giacobbe 20 [8] Sant'Efrem il Siro, Commento sulla Genesi 49 [9] Rufino, Le benedizioni dei patriarchi 2, 17 [10] Sant'Ippolito, Le benedizioni di Giacobbe 22 [11] Beato Teodoreto di Cirro, Questioni sull'Ottateuco 112; Sant'Ambrogio, I patriarchi 8, 35-36 [12] Sant'Efrem il Siro, Commento sulla Genesi 49 [13] Sant'Ippolito, Le benedizioni di Giacobbe 25 [14] Sant'Ambrogio, I patriarchi 10, 41-43 [15] Sant'Efrem il Siro, Commento sulla Genesi 43, 10 [16] Sant'Ambrogio, I patriarchi 11, 47 [17] Ibid., 11, 51 [18] Sant'Ippolito, Le benedizioni di Giacobbe 27 [19] Sant'Ambrogio, I patriarchi 12, 57 |